Andrea Festa Contemporary Art
Andreas Zampella
Piano d’ascolto
a cura di Nicolas Martino
27 maggio – 27 giugno 2022
Questa mostra non è quello che sembra. Non siete voi a guardare le opere, ma sono loro a essere inquadrate mentre vi ascoltano. Lo dice il titolo stesso, questo è un piano d’ascolto. Ma voi siete dentro o fuori dallo spazio della rappresentazione? Chi è l’attore e chi lo spettatore? Provate a guardare il “Sipario verde” (2016-2022) che Andreas ha dipinto accumulando gli stracci usati per pulire i pennelli: dove ci troviamo? Se orientare significa essere rivolti a Oriente, lì dove sorge il sole e quindi da dove arriva la luce, disorientare significa evidentemente perdere un punto di riferimento che pensavamo essere certo. Essere disambientati vuol dire allora accorgersi che la casa, quella nella quale siamo nati e vissuti sentendoci al sicuro, è in fiamme, e non può che essere abbandonata. Ma lo è anche la nostra presunta identità, erosa da un gioco di maschere in cui, come ci ha insegnato Erving Goffman, tutti interpretiamo sempre dei ruoli all’interno di una cornice dalla quale, in continuazione, entriamo e usciamo. Non è un caso che il teatro sia un riferimento fondamentale nel lavoro di Zampella, che qui presenta soprattutto una serie di lavori recenti (realizzati tra il 2020 e il 2022) risolti nella pittura – e forse nell’arte contemporanea non c’è sfida più difficile e ambiziosa che quella di provare a re-inventare la pittura ‒, pur essendo un artista profondamente legato all’azione performativa. Se infatti un riferimento di Andreas è la pittura di Enzo Cucchi, una certa violenza caratteristica dell’azionismo viennese, e di Hermann Nitsch in particolare, risuona in questa messa in scena nella quale i resti di un mondo che non smette di finire ci osservano mentre affondano. Resti di braccia e mani, resti di gambe e piedi, arti che non articolano più e divengono altro. Le sedie e i letti che abbiamo abitato sono ombre dei nostri ricordi. Non è forse vero che disorientamento, fine e metamorfosi sono parole chiave della nostra epoca? Come ci ha insegnato Ernesto De Martino abitiamo un mondo che finisce e dove tutto diventa altro superando i confini dell’identificazione. Ma è possibile uscire dal teatro? Secondo Arthur Schopenhauer sarebbe possibile attraverso la sottrazione alla trappola della nostra volontà, un pensiero che probabilmente affascina anche Andreas che però sostituisce la consolazione nordeuropea che odora di incenso, con la lucidità mediterranea dell’ironia. La stessa ironia tipica dei picari che non hanno mai avuto bisogno di nessuna filosofia preferendogli un’etica materialista e priva di illusioni. L’etica dei nostri corpi, delle nostre carni, che si ribellano alle costrizioni degli abiti e incessantemente forzano i limiti all’interno dei quali non possono stare. Eccole le carni incastrate di Zampella, “Incastro” (2022), che premono sui confini delle pietre e delle resine, le camicie di forza che troppo spesso indossiamo, perché è nel resistere che consiste la soluzione del rompicapo. Non esistono degli altrove, non esiste un’uscita salvifica dalla messa in scena, esiste piuttosto la resistenza che, sola, ci rende consapevoli. Ma di cosa? Dell’illusione dei giorni che passano, “Calendario” (2021), dello spettacolo domestico della nostra quotidianità, anche nei suoi dettagli più piccoli, e dell’impossibilità della fuga. L’unica figura umana presente in mostra vi osserva. Vi siete riconosciuti a cavallo della bicicletta nel tentativo di scappare? In “Passaggio tra le sfingi” (2022) i cani da guardia sbarrano la strada, sentinelle della parola poetica che ha valore in sé, non in quanto utopia. La poesia è dispositivo che combatte l’usura della parola, ma se come diceva Giorgio Manganelli «il mondo è cartaceo e lo sfiora un gran fuoco», da questo gioco, ovvero da questo piano d’ascolto, non si esce. O forse sì? Uscire, in fin dei conti, vuol dire anche entrare. E voi siete entrati o usciti dallo spazio di questa messa in scena? “Arrendersi per sempre” (2022), dunque? No, non possiamo che morderlo questo mondo che perdiamo, il nostro “Morso” (2022) ci tiene irrimediabilmente ancorati a una rappresentazione che ci ascolta.
nicolas martino
È in preparazione un catalogo edito da Dito Publishing
Andreas Zampella (Salerno, 1989), ha studiato Decorazione e Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Oltre a diverse mostre personali e collettive, ha partecipato a residenze d’artista e tenuto workshop sulla relazione tra opera e ambiente. Attualmente sta sviluppando un progetto con Dolomiti Contemporanee. Questa è la sua prima mostra personale a Roma. Vive e lavora a Milano.
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catalogo a cura di DITO publishing