ritratto dicembre 2022natura morta con piccola bufera, 2022, per SWAB Barcellona Art Fairenatura morta con piccola bufera, 2022, per SWAB Barcellona Art Fairenatura morta con piccola bufera, 2022, per SWAB Barcellona Art Faireagosto 2022, carte 30x40cm piu o menogiugno 2022, carte 30x40cm piu o menopinocchio, 2022, resina, carne cruda, 50x70cm pinocchio, 2022, resina, carne cruda, 50x70cm 2020-21
vento in faccia, argilla, lacca su tela, 60x80cm, 2022
passaggio tra le sfingi, argilla, lacca su tela, 60x80cm, 2022
guanto profondo, argilla, olio su tela, 100x80cm, 2022
ombra di un letto con pioggia, argilla, lacca su tela, 30x50cm, 2022
tre buchi, argilla, olio su tela 70x80cm, 2022
guanto? olio, argilla su tela. 120x120cm
non ha ancora un titolo, 80x100cm, 2022
pinocchio in costruzione 2021
cassetta, argilla, olio su tela, 100x80cm, 2021
calendario, olio, smalto su tela, 60x80cm, 2021
applausi, argilla, grafite su tela, 130x100cm, 2021
applausi, argilla, grafite su tela, 130x100cm, 2021
Cucina di notte, 130×130, olio, barbottina, grafite su tela, 2021
2021 in studio
2020 in studio
piccioni, 70x100cm, 2020
new studio, Armenia studio, walk in studio 2020
Teach 2021, scrivania di una scuola, flex, silicone, ferro
Se una macchina insegna qualcosa all’essere umano, il limite che c’è tra loro viene superato e il concetto di A.I. si annulla.
Nel mio lavoro analizzo la sottile linea che separa la realtà dalla rappresentazione, l’attore dallo spettatore, il vero dal falso, cercando il “punto di crisi” della comunicazione. Da un punto vista storico/antropologico, il bisogno che c’è dietro l’intelligenza artificiale è la millenaria tendenza dell’uomo a definire per poi superare i propri limiti; si può riscontrare per esempio nei greci, con la rappresentazione antropomorfa delle divinità, oppure nelle tribù africane, con la creazione del feticcio; in entrambi i casi si è dotato un oggetto di volontà.
Nel corso della storia il feticcio si è evoluto diventando intelligente, scalando diversi livelli di complessità: dalla semplice rappresentazione dell’idolo si è giunti alla rappresentazione della vita e, quindi, all’idolo-attore; mentre, con l’avvento della tecnica, all’idolo-macchina, risultato sempre più perfetto della creazione umana: l’automa e il computer. Un’invenzione in possesso di intelligenza artificiale, per essere tale, deve ave- re la capacità di comunicare e trasmettere un’informazione, deve riuscire ad imparare ed insegnare qualcosa, con o senza algoritmo o magari, come scrive il fisico Micheal Feindt, con il convergere della macchina al principio di causalità. Macchina e attore, spettatore e spettacolo, sono il fulcro dell’installazione che voglio proporvi, che si pone ai confini della performance. Il lavoro prevede la creazione di un automa che sia in grado di insegnare, di tenere una lezione sull’idea assoluta di totalità, di pienezza, di armonia: il cerchio. Il cervello dell’attore-macchina sarà ricavato da un flessibile (un utensile elettrico), al quale viene cambiata la funzione e la programmazione e che sarà fornito di un principio di causalità. La performance si svolge nell’ambito di un genere di teatro che si potrebbe de- finire “sordo”: l’attrezzo sarà seduto dietro una scrivania e, dotato di un braccio azionato con movimenti elettrici casuali, cercherà di spiegare tramite comunicazione non verbale, il principio di un’essenza, forse proprio quella dell’arte, così perfetta e in-finita come la ricerca di una quadratura del cerchio. Di fronte all’automa-professore ci saranno circa tre sedie, sulle quali gli spettatori potranno sedersi e, non ascolteranno ma guarderanno la lezione di filosofia.